È esperienza comune vedere persone dal modo pacato e cordiale avere una pessima grafia, addirittura contorta ed illegibile. Allo stesso modo un individuo
impulsivo o scontroso può invece manifestare un tratto grafico fluido e rotondeggiante, potremmo dire “solare”. Allora è lecito domandarsi: ma la calligrafia non dovrebbe essere sempre specchio dell'Anima e riflesso del carattere?
Almeno, non è questa l'indicazione che ci dà la Grafologia, scienza che studia i rapporti tra scrittura e personalità? Sì, ma il rapporto fra quadro personologico e stile grafico non è scontato e comunque quasi mai è
evidente.
Forse la Grafologia classica – nelle sue principali scuole, francese, italiana e tedesca – ha peccato di eccessivo schematismo stabilendo
una relazione diretta tra segno e carattere: ad un determinato indicatore grafico corrisponde un tratto del carattere. La Psicologia della Scrittura, introdotta in Italia da Marco e Rolando Marchesan nei primi anni '60, si è evoluta interfacciandosi
con la Grafologia, ma mantendendo una propria autonomia ed arricchendosi, da un lato dei contributi della psicoanalisi, dall'altro di quelli delle neuroscienze.
Il docente → Gianni Tadolini (Bologna 1950). Oltre a svolgere la professione di psicologo clinico e psicoterapeuta ha condotto per molti anni ricerca biomedica. Si è
accostato agli studi sulla PSICOLOGIA DELLA SCRITTURA nel 1977 per curiosità e passione, sotto la guida di Marco e Rolando Marchesan all'Istituto di Indagini Psicologiche di Milano. Da allora ha portato avanti, in numerosi seminari e gruppi di studio,
una riflessione su questa disciplina, soffermandosi nel sottolineare gli elementi che distinguono la Grafologia dalla Psicologia della Scrittura. Quest'ultima
viene considerata complementare alla prima, mantenendo però una diversa identità ed un proprio metodo.
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