La macellazione tradizionale islamica
e la tutela del benessere animale:
il problema esiste ed è serio.
♦ ♦ ♦
Lettera aperta
Gentilissimo Sindaco,
dal 2007 coordino un gruppo di ricerca il cui primo obiettivo è lo studio scientifico del mondo psichico degli animali, del loro comportamento e delle loro emozioni. In questi
anni abbiamo organizzato seminari, prodotto pubblicazioni e siamo stati interpellati, anche in sede istituzionale e ministeriale, su temi riguardanti il benessere animale, soprattutto in occasione del recepimento, da parte dell’Italia, delle normative
europee. Mi considero pertanto accreditato nell’affrontare un argomento scottante, che ormai preoccupa, oltre alle formazioni animaliste, ogni cittadino a cui stia a cuore la legalità: parlo del serio problema della macellazione tradizionale islamica,
altresì denominata Macellazione Halal. Tale pratica è diffusa, anche nel nostro paese, nelle comunità di religione musulmana ed in molte città, Forlì inclusa, si notano cartelli con la scritta “Macelleria Islamica”.
Di che cosa si tratta? In arabo il termine Halal si riferisce a tutto ciò che è lecito, secondo la legge coranica, in contrapposizione al termine Haram
(o Halam, nelle diverse nomenclature), che indica ciò che è proibito. Quindi la Macellazione Halal è un particolare procedimento di uccisione, dissanguamento e smembramento dell’animale che consente al musulmano osservante
di cibarsi di carne il cui consumo sarebbe altrimenti interdetto.
E’ mia convinzione che ogni atto di macellazione, in Oriente come in Occidente, sia violento e
moralmente deplorevole: le urla strazianti degli animali nei moderni macelli della nostra regione non mi rattristano meno di quelle provenienti dagli scannatoi islamici. A ciò voglio aggiungere, da esperto, che il più delle volte si tratta di
mammiferi, quindi di creature viventi che per storia filogenetica sono molto vicine a noi ed il cui vissuto d’angoscia, o la percezione del dolore, sono del tutto simili a quelli della specie umana. Tuttavia la Comunità Europea, certamente sotto
l’influenza socioculturale di movimenti che da decenni si occupano di diritti degli animali, si è dotata di linee-guida che, se attentamente osservate, possono ridurre la sofferenza dell’animale condotto alla morte, rendendo possibile quella
che, con un grottesco eufemismo, è stata definita macellazione compassionevole. Meglio che niente.
Faccio ora un passo indietro per citare, pur molto
succintamente, i presupposti da cui deriva la Macellazione Halal. Le origini di tale procedimento vanno ricercate, già ai tempi del Profeta Maometto, nella comune tradizione che vede la mescolanza di abitudini ebraiche ed arabe. D’altra parte
molte fonti scritturali, ed anche la precettistica trasmessa oralmente, in particolare per ciò che riguarda l’alimentazione, sono adottate sia dalle popolazioni israelitiche che islamiche. I musulmani osservanti hanno mutuato le regole di preparazione
delle vivande dalla pratica ebraica del cibo Kosher e, di conseguenza, hanno appreso le tecniche della Shechitah (macellazione degli animali non impuri). Sembra tuttavia che, mentre all’interno dell’ebraismo europeo si sia cercato di tenere
alta l’attenzione sugli aspetti sacri della macellazione rituale (anche il rabbino di Roma ne ha reso testimonianza), per cui lo Shochet (il macellaio) viene educato anche eticamente ad una sorta di “rispetto e compassione” per l’animale,
nelle comunità islamiche si sia persa ogni traccia di pudore e la ritualità si è trasformata in una carneficina a catena di montaggio: i documenti prodotti dalle associazioni animaliste, spesso sotto forma di filmati, sono una raccapricciante
denuncia.
Gli elementi di fondo che da secoli accomunano la tradizione ebraica della Shechitah e quella contenuta nella Sunna islamica sono i seguenti:
- l’animale deve morire per dissanguamento,
- deve essere completamente cosciente (quasi che debba esso stesso
assistere alla propria morte),
- il sangue “portatore della vita”, secondo la Torah ed il Corano, non può essere ingerito dall’uomo, pena un’imperdonabile contaminazione.
Tradizionalmente, però, il macellaio ebreo, a differenza di quello islamico, si sottopone ad un apprendistato composto da minuziosi passaggi progressivi che vanno dalla
preparazione quasi ossessiva del coltello (lo chalaf o il sakin), alle tecniche di taglio e dissanguamento, alle posizioni che favoriscono all’animale una “morte dolce”.
Il Dott. Giancarlo Vesce, che ha studiato approfonditamente le macellazioni rituali, sostiene che nella tradizione ebraica il concetto di rispetto dell’animale (vittima sacrificale prima che cibo) sia fortemente sentito, e
la “moralità” del macellaio formalmente certificata di anno in anno. Addirittura, secondo Vesce, si presta più attenzione all’animale nella macellazione ebraica che nei metodi “pietosi” dei macelli occidentali. Dal
punto di vista neurofisiologico, sostiene sempre Vesce, la tecnica ebraica di dissanguamento consente all’animale una rapida morte cerebrale, al contrario della lenta agonia a volte visibile nei mattatoi europei ed americani. Invece nella pratica Halal,
soprattutto quella importata nel nostro continente, l’attenzione all’animale sembra svanire e la minuziosità israelitica è sostituita da un grossolano procedimento: l’animale viene sgozzato cosciente e dissanguato con la testa
vagamente orientata verso la Mecca.
Ma senza dilungarmi oltre sugli aspetti etnici della pratica macellatoria (che comunque è aberrante in ogni contesto), vengo
alle domande di fondo che voglio porLe:
- Siamo certi che la deroga concessa alla comunità islamica in Italia, per effettuare una macellazione senza previo
stordimento dell’animale, già contenuta nel Decreto Ministeriale del 11 giugno 1980 e mai ritirata, sia compatibile con la più recente legislazione europea e nazionale sul benessere animale?
- E’ legittimo che una deroga consenta di stravolgere una Direttiva della Comunità Europea, nel caso la n. 1099/2009 (Gazzetta Ufficiale della U.E. n. 303 del 18/11/2009), in vigore anche su tutto il nostro territorio dal 1 gennaio
2013 in materia di “protezione degli animali durante l’abbattimento”?
- Che senso ha aver firmato, nel giugno del 2007, assieme a tutti gli altri Stati membri della Comunità
Europea, il Trattato di Lisbona, riconoscendo agli animali lo stato di “esseri senzienti” e portatori di diritti, se poi con un colpo di spugna cancelliamo la legalità concordata per far spazio a pratiche superstiziose ed oscurantiste, alla
luce di una falsa e forviante interpretazione della libertà religiosa delle minoranze?
Sono venuto a conoscenza che in altre città è stato
dato incarico ad esperti di studiare approfonditamente il problema delle macellazioni in deroga e di effettuare capillari controlli: in alcuni comuni la pratica Halal è stata addirittura vietata.
La invito, gentilissimo Sindaco, ad attivarsi con sollecitudine, evitando anche che la nostra realtà cittadina incorra in ritardi ed omissioni che certamente non ci farebbero onore.
Disponibile ad ogni eventuale collaborazione Le porgo i più distinti saluti.
Dr. Gianni Tadolini
Psicologo - Etologo